DA AMMIRARE
L’alto ponte della Falcina e le acque che vi scorrono sotto, una sorta di fiordo stretto e profondo dove il verde della vegetazione e il blu del lago diventano un unico colore.
«Fu a Susin che tutto ebbe inizio, che l’est e l’ovest si incontrarono…» si apre così il capitolo che la scrittrice veneta Antonia Arslan dedica a “Yerwant l’armeno”, il nonno che ha ispirato il famoso romanzo “La Masseria delle Allodole”.
Antonia Arslan alloggiava nella casa di famiglia a Susin che all’epoca era un’importante località turistica per la presenza dell’Albergo Doglioni. “Insondabile felicità: i ciclamini in grossi mazzi tenuti stretti da mani sudaticce.
Salire al monte Sperone su per il lunghissimo erto prato che si doveva attraversare sudando in mezzo agli insetti per raggiunger la cima, e raccoglierli scendendo, cosi si poteva fermarsi un momento. Ma lo Sperone, l’ultimo della domestica catena che incombeva sulla valle di Sospirolo, racchiudeva un segreto
minaccioso, la Val Falcina, la valle dietro al monte, oscura, segreta, piena di ombre e di innumerevoli vipere. Proibitissima, infatti non ci andammo mai. Sul successivo Monte Crocetta (“Crocetta di Susin”), più alto e più serio, ci portò lo zio in truppa, dieci bambini e due adulti, lui che guidava e sua moglie in
coda, solerte vivandiera che cantava vecchie canzoni. Ricordando le montagne sospirolesi che contornavano il profilo dei suoi orizzonti di bambina, Antonia Arslan rievoca le lontane montagne dell’Anatolia orientale dove migliaia di armeni cercarono di sfuggire al genocidio perpetrato dalla Turchia nel 1915:
“Le montagne proteggono: la montagna ti nasconde, ti protegge, non ti lascia solo”.
Si può entrare in questo ambiente naturale di grande suggestione raggiungendo l’area turistica di Pian Falcina, seguendo il sentiero ad anello indicato nei pannelli del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi (circa 300 m di dislivello), facendo attenzione all’attraversamento dei torrenti lungo il percorso e ad alcuni tratti esposti.