Flora e Fauna

Lungo il cammino


IL CAMMINO SOSPIROLESE

ASPETTI VEGETAZIONALI E FAUNISTICI

di Gabriele De Nadai e Michele Cassol con foto di Stefano Dal Col

 

Il territorio interessato dagli itinerari del Cammino Sospirolese si caratterizza per una grande varietà di paesaggi, in parte plasmati dall’azione dell’uomo, che nei secoli da questo ambiente ha tratto la fonte del sostentamento. Sono quindi luoghi carichi di storia, di cui la rete di percorsi costituisce una delle testimonianze visibili più ricche e interessanti.

Ritrovare, recuperare dall’oblio e percorrere un vecchio sentiero significa aprire una finestra temporale sulla vita dei nostri avi; così, percorrendo il cammino sospirolese, c’è la possibilità di leggere il territorio e intuire come e perché sia stata tracciata una via e immaginare magari quel sentiero disceso su una mussa (slitta in legno) carica di fieno o di legname, governata da instancabili valligiani. Queste attività legate a un mondo rurale ormai scomparso hanno lasciato sul territorio segni indelebili ed hanno plasmato un paesaggio già naturalmente molto ricco. Il Cammino Sospirolese permette di immergersi in ambienti unici in cui questa storia locale ha lasciato importanti tracce: dal paesaggio roccioso delle Masiere, alle zone umide delle Torbe, ai boschi montani di Col de Fiòc e Pianezze, fino alle praterie del Monte Fornèl.

La morfologia dell’area è caratterizzata da una cresta montuosa che si sviluppa in direzione ovest-est: dal Monte Fornèl (1773 m s.l.m.) degrada gradualmente fino al Monte Sperone (1262 m s.l.m.). Al di sotto troviamo l’abitato di Sospirolo con le sue numerose frazioni. La cresta montuosa viene interrotta dalla gola del Torrente Mis, dove sorge la diga che da vita all’omonimo lago. Proseguendo verso est, risale il Piz de Vedana (1324 m s.l.m.), le cui pendici degradano verso l’antica Certosa di Vedana a sud e verso il greto del Torrente Cordevole ad est.

Il Cammino si snoda quasi interamente lungo il confine meridionale del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, ed interseca i principali corsi d’acqua della zona: i torrenti Cordevole e Mis (di maggiore portata), l’Aldega ed il Granzon, caratterizzati invece da portate modeste. L’area orientale, tra Prà Vedana-Ai Fant fino al greto del Torrente Cordevole, è povera d’acque superficiali e notoriamente arida.

Tutto il territorio, fino a circa 500-600 metri di quota, è caratterizzato da un mosaico di boschi e boschetti, aree urbanizzate, paesaggi agrari di tipo tradizionale costituiti da prati, seminativi, siepi ed alberature.Durante l’autunno e l’inverno, quando le risorse scarseggiano, è proprio tra campi e boschetti che possiamo osservare grandi gruppi di passeriformi granivori come fringuelli (Fringillacoelebs), peppole (Fringillamontifringilla) o verdoni (Chlorischloris), che approfittando delle risorse alimentari, si fermano per una sosta durante la migrazione o per svernare.

Sempre nel fondovalle non possiamo non citare le Masiere: l’ampia area compresa tra il borgo di San Gottardo, Mis ed il Torrente Cordevole: un ambiente unico nel suo genere. Le leggende legate alla loro formazione, la reale e documentata origine glaciale, il valore floristico e vegetazionale sono elementi che si sommano al fascino di questo luogo. Con i vicini prati umidi delle Torbe e la ricca storia della Certosa e dell’antico ospizio di San Gottardo, fanno di questo luogo un unicum di storia, paesaggio e ambiente naturale.

Recentemente sono state osservate in quest’area, dotata di una moltitudine di anfratti e rifugi naturali, diverse specie di piccoli carnivori tra cui la faina (Martes foina), il tasso (Meles meles) e la puzzola (Mustela putorius), un piccolo mustelide che sta lentamente ripopolando la provincia di Belluno. Tra pietraie e ghiaioni non possono certo mancare le lucertole muraiole (Podarcismuralis), il saettone (Zamenislongissimus), il biacco (Hierophisviridiflavus) e la vipera comune (Vipera aspis); questi tre serpenti hanno un importante ruolo ecologico e sono protetti dalla legislazione italiana. Si possono osservare anche gruppi di mufloni (Ovisariesmusimon)e cervi (Cervuselaphus). Quest’ultimi d’autunno si riuniscono a centinaia per la stagione degli amori e nei boschi riecheggiano, instancabili, i bramiti dei maschi. Nei grandi prati di Salèt, con le ultime luci del tramonto, gruppi di cervi escono dai boschi e si danno battaglia nelle arene, per conquistare e difendere gli harem, in questo periodo è possibile vedere decine di ungulati.

La zona del Lago di Vedana, (riferimento 4 sulla cartina) invece, è un importantissimo sito di riproduzione per numerose specie di anfibi tipiche di questi ambienti: il rospo comune (Bufo bufo), la rana agile (Rana dalmatina), la rana temporaria (Rana montana) e la salamandra pezzata (Salamandra salamandra), tuttavia sono presenti anche raganella (Hyla intermedia), i tritoni e l’innocuanatrice dal collare (Natrixnatrix). Durante la migrazione primaverile, gli anfibi si spostano dai rifugi invernali, situati nei boschi limitrofi, fino ai siti riproduttivi. Il periodo di massima attività si protrae da poco dopo il crepuscolo per tutta la notte nei giorni piovosi di primavera. Grazie a recenti osservazioni, è stato possibile stimare che il numero di anfibi che raggiungono stagionalmente il lago, si attesti nell’ordine delle diverse migliaia di esemplari (fino a 10.000 anfibi). Si possono osservare anche diverse specie di uccelli come l’airone cenerino (Ardea cinerea), il germano reale (Anas platyrhynchos), la gallinella d’acqua (Gallinulachloropus), e, più raramente, il porciglione (Rallusaquaticus). Nelle serate primaverili si può udire il richiamo dell’allocco (Strixaluco) e, talvolta,del gufo comune (Asio otus).

Salendo un po’ di quota iniziano ad affermarsi gli ecosistemi forestali, che su questi versanti orientati perlopiù verso sud, sud-est prendono la forma di boschi termofili dominati dal carpino nero (Ostryacarpinifolia); le faggete sono presenti, ma mai particolarmente estese ed evolute.

I boschi di carpino bianco (Carpinus betulus) sono invece diffusi prevalentemente nelle aree collinari ma talvolta, in condizioni favorevoli, raggiungono quasi la fascia montana (es. versanti sud del monte Sperone fino a 1000 m di quota). Non mancano ovviamente altre specie arboree tra cui l’acero campestre (Acer campestre), il tiglio (Tilia cordata), l’olmo montano (Ulmus montana) e l’acero di monte (Acer pseudoplatanus). Tra gli arbusti invece il nocciolo (Corylusavellana), la sanguinella (Cornus sanguinea) e il biancospino (Crataegus monogyna). Nel sottobosco sono tipiche e danno origine a spettacolari fioriture primaverili, le geofite, tra cui ricordiamo l’elleboro verde (Helleborusviridis), l’erba trinità (Hepaticanobilis), l’anemone dei boschi (Anemone nemorosa) ed il bucaneve (Galanthus nivalis), solo per citarne alcune.

I carpineti sono presenti anche in altre zone, come nella fascia submontana tra San Zenon e Sospirolo o in località Brandère (tra le Rosse Alte e Vedana). In questa fascia sono presenti anche ex-castagneti da frutto abbandonati, come in località Prà di Costa, nel bosco retrostante la Certosa di Vedana o presso le Rosse. I vecchi castagni sono importantissimi per la fauna: sia per la particolare conformazione del tronco, che con le sue cavità può ospitare vari specie di uccelli (allocco, assiolo, cince, picchio muratore), mammiferi (scoiattolo, mustelidi, gliridi e pipistrelli) e varie specie di insetti (tra cui alcuni impollinatori selvatici), sia per la produzione di castagne di cui alcuni mammiferi e roditori vanno ghiotti.

Gli Orno-ostrieti sono certamente il tipo forestale più diffuso e rappresentativo nei boschi presenti in questo territorio. Quest’ampia diffusione è favorita dalla presenza di un complesso di fattori (termici, pedologici, morfologici, gestionali) che favoriscono la diffusione del carpino nero (Ostrya carpinifolia) e dell’orniello (Fraxinus ornus). In questi ecosistemi è possibile osservare la vipera comune (Vipera aspis), mentre tra i passeriformi si ricordano il luì piccolo (Phylloscopuscollybita), la capinera (Sylviaatricapilla), il pettirosso (Erithacusrubecula), lo scricciolo (Troglodytestroglodytes), il fringuello (Fringillacoelebs), la cinciarella (Parus major), la cincia bigia (Poecilepalustris), lo zigolo muciatto (Emberizacia) e molti atri.

Nelle zone lungo i torrenti Aldega e Granzon o nei boschi sopra le Torbe di Vedana è possibile osservare formazioni boscate tipicamente legate all’acqua come Aceri-frassineti, in cui le specie principali sono il frassino maggiore (Fraxinusexcelsior) e l’acero di monte (Acer pseudoplatanus). È proprio in questi boschi di mezza montagna in cui vi è abbondante presenza d’acqua che, seguendo le impronte, non è raro imbattersi in insogli e grattatoi. I primi sono pozze scavate e frequentate da cervi (Cervuselaphus) e cinghiali (Sus scrofa) per periodici bagni di fango; nel tempo diventano micro-habitat rilevanti anche per la fauna minore e gli anfibi come la salamandra pezzata (Salamandra salamandra) che può deporvi all’interno le proprie larve. Recentemente sono stati rilevati alcuni segni di presenza del lupo (Canis lupus), che sta naturalmente colonizzando l’arco alpino italiano; tuttavia, ad oggi resta una presenza erratica nella zona, legata perlopiù a fenomeni di dispersione di giovani individui.

Salendo di quota, troviamo ancora degli ecosistemi ad elevato valore naturalistico: i prati aridi e rupestri di quota. Quelli meno impervi, fino agli anni ’50 venivano falciati per la produzione di fieno. Le espressioni più estese si trovano sul Monte Fornèl, nella zona del Col del Dof – Monte Sperone: in questi ambienti sono osservabili belle fioriture del raro Iris cengialti (popolamenti sulla cresta del M. Sperone). Proprio grazie allo sfalcio questi prati ospitavano numerose specie, ed ancora oggi non è raro osservare le coturnici (Alectoris graeca) o il fagiano di monte (Tetrao tetrix). Tuttavia, questo è il regno dell’aquila reale (Aquila chrysaetos) visibile durante i quotidiani voli di perlustrazione, del camoscio (Rupicaprarupicapra) presente con qualche decina di esemplari nella Riserva di caccia di Sospirolo e del muflone (Ovisariesmusimon) che arriva a 40 esemplari, visibili soprattutto nel periodo invernale. Camminando possiamo osservare la vipera comune (Vipera aspis), in termoregolazione sopra un masso.

Come premesso, questo territorio può contare su di un’ampia disponibilità di spazi naturali, di conseguenza annovera un gran numero di animali, vi sono anche specie ubiquitarie, che ben si adattano a tutti gli ambienti e che possiamo osservare dal fondovalle fino alle montagne, come il capriolo (Capreoluscapreolus) (presente con circa 200 individui nella Riserva), il cervo (la cui popolazione aumenta a fine estate), il cinghiale (Sus scrofa), la lepre (Lepuseuropaeus) con circa 50 individui (riferibili in misura maggiore nelle aree di campagna), la volpe (Vulpesvulpes) ed il tasso (Melesmeles); durante la vostra escursione vi faranno compagnia il tambureggiare del picchio rosso maggiore (Dendrocoposmajor), il richiamo del picchio nero (Dryocopusmartius), la ghiandaia (Garrulusglandarius), lo sparviere (Accipiternisus), la poiana (Buteobuteo) e le cince.

 

 

La maggior parte delle informazioni riportate per mammiferi, uccelli, rettili ed anfibi sono frutto di osservazioni dirette degli autori. Per la redazione di questo contributo è stato consultata la “Relazione ambientale e relazione agronomica del Piano Regolatore Generale del Comune di Sospirolo” (di Cassol Michele e Alberto Scariot). Si desidera ringraziare l’Ufficio faunistico della Provincia di Belluno per i dati numerici sulle specie cacciabili.

 

 

Per saperne di più:

 

  1. Vv. 2004. Censimento delle aree naturali “minori” della Regione Veneto. Regione del Veneto. Arpav. 37 pp. + cd-rom
  2. Vv., 2001. Lago e Torbe di Vedana. A.R.P.A.V. – Centro Valanghe di Arabba – GAL 1 Alto Bellunese.
  3. Boz, 2017. Aspetti faunistici. In: Sommavilla P. e Bonetti P. (a cura di). Agnelèze | Erera | Pizzòcco Monti della destra Mis. Fondazione Giovanni Angelini – Centro Studi sulla Montagna. 69-80
  4. Buffa G., Lasen, 2010. Atlante dei siti Natura 2000 del Veneto. Regione del Veneto – Direzione Pianificazione Territoriale e Parchi. Venezia. Pp. 394
  5. Caldart, 1962. Vedana. Rassegna economica, 10 (6): 16-21.
  6. Cassol M., 1991. Aspetti naturalistici dei Monti del Sole. In: Sommavilla P. &Miotto F., Sentieri e viàz dei Monti del Sole. Le Alpi Venete. Anno XLV, N. 1
  7. Cassol M., 2014. La Fauna. In: Sommavilla P. e Celi L. (a cura di). Monti del Sole e Piz di Mezzodì. Fondazione Giovanni Angelini – Centro Studi sulla Montagna. 41-48
  8. Cassol M., Romanazzi E., Di Cerbo A. R., Vettorazzo E., 2017. Atlante degli Anfibi e dei Rettili del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi. Collana Rapporti n. 10.
  9. Gustin M., Vettorazzo E., Cassol M., De Faveri A., Tormen G., Zenatello M., (eds). 2011. Atlante degli uccelli nidificanti nel Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi. Collana Rapporti n. 8, pp. 272
  10. Lasen, 1984a. Aspetti floristico-vegetazionali nelle Masiere di Vedana (Belluno). St. Trent. Sc. Nat., 61: 155-167.
  11. LasenC:, 1984b. Il lago di Vedana. Dolomiti, 2: 27-31
  12. Lasen (a cura di), 2008. Tesori naturalistici. Viaggio alla scoperta dei paesaggi e della biodiversità, dalla montagna al mare, nelle province di Belluno, Vicenza, Verona, Mantova, Ancona. 504 pag. Fondazione Cariverona.
  13. Lasen, 2014. Aspetti naturalistici. In: Sommavilla P. e Celi L. (a cura di). Monti del Sole e Piz di Mezzodì. Fondazione Giovanni Angelini – Centro Studi sulla Montagna. 23-40
  14. Lasen, 2015. Flora, vegetazione, cambiamenti climatici, dinamismo in atto. In BARATTIN A., BACCHETTI F. (a cura di). L’oro di Cornia. La natura e gli uomini nel paesaggio delle Masiere di Vedana. Pag. 118-127. Ed. Pro Loco Monti del Sole di Sospirolo
  15. Lasen, 2017. Paesaggio vegetale e valori naturalistici. In: Sommavilla P. e Bonetti P. (a cura di). Agnelèze | Erera | Pizzòcco Monti della destra Mis. Fondazione Giovanni Angelini – Centro Studi sulla Montagna. 45-68